Premio Giuseppe Aragosa Ars Historiae: sono una concorrente

Grazie all'Associazione Ars Historiae per il conferimento del primo premio ex equo al mio libro SATICOLA CITTA' VISIBILE E NASCOSTA, il 20 dicembre 2019!

eccovi un abstract del libro...

'Saticola città visibile e nascosta '

 

Il saggio storico "Saticola, città visibile e nascosta" è un'indagine sulla città sannita, che sfrutta la visuale archeologico-paesaggistica, punto di partenza per una corretta tutela sostenibile. La trattazione non avrebbe potuto avviarsi senza il prezioso apporto degli studi di Giuseppe Aragosa incentrati sul territorio saticolano. Il saggio si pone a loro sostegno, considerando fattori architettonici, urbanistici e geologici non ancora pienamente sviscerati. A tale scopo vengono utilizzate discipline come la Sismografia storica, la Poliorcetica e la Toponomastica per definire la natura delle forme urbane ed architettoniche di Sant'Agata de Goti, borgo ad alta valenza storica, considerato legittimo erede di Saticola.

 

Partendo dalla connessione tra i luoghi, le datazioni e le tracce archeologiche ufficialmente schedate come reperti sannito-romani del IV-I secolo a.C., si rende "visibile" la struttura urbana di Saticola nel moderno territorio, dal raffronto con altre città antiche. Viene ricostruito l'archetipo urbano sannita, dato dalle aree funzionali della città, per definire il non-luogo saticolano. Saticola diventò, infatti, segno urbano a tutti gli effetti solo con la conquista da parte romana, nel 313 a.C. e la conseguente trasformazione in Colonia di Diritto Latino. Nella Saticola centuriata, i vinti ottennero (come prescriveva la Legge), uno spazio abitativo e religioso sull'antica acropoli, un'altura tufacea inaccessibile, protetta da due corsi d'acqua, posta al margine dell'oppido occupato dai soldati Veterani. Le centurie si trasformarono poi in latifondo nello spazio di qualche secolo. Nel 42 a.C però, Ottaviano Augusto, tornato vittorioso da Filippi e Azio, assegnò le proprietà fondiarie saticolane ai soldati arruolati in Oriente, costruendo sulla rocca tufacea un castrum militare. Esso rappresentò per Saticola la prima cellula urbana razionalmente organizzata nell' oppido.

 

Nel Tardo Impero, la rocca venne fortificata assumendo sembianze di borgo altomedievale; la una nuova denominazione risale proìbabilmente al VII secolo, con i Longobardi. La città visse a lungo dibattendosi tra il potere dei duchi longobardi e quello dei vescovi bizantini, il culto cristiano cattolico e quello ortodosso. Nel IX secolo la dipendenza economica da Salerno e quella politica da Benevento divennero addirittura conflittuali. Forte di una posizione geografica strategica sul territorio, Saticola era dotata di una vasta area rurale con zone pianeggianti e pedemontane, corsi d'acqua e sorgenti, curtis e masserie, un numero rilevante d'edifici ecclesiali, una curia episcopale e un castello ducale.

 

In questa forma, nel X secolo, l'antica città sannita divenne Diocesi ed entrò a far parte del Sacro Romano Impero. Piombata nell'ombra alla nascita gastaldato di Sant'Agata, Saticola sembrò scomparire. Essa è però ancora visibile agli occhi di chi sa cercarla, nelle tracce archeologiche e nel paesaggio che la caratterizza, oggetti preziosi di osservazioni e studi per una valorizzazione consapevole, una tutela e uno sviluppo sostenibili.

 

Abstract

 

Il saggio "Saticola città visibile e nascosta", suddiviso in cinque capitoli e un'Appendice, individua innazitutto le parti funzionali della città sannita:

- Il pagus, definito da corsi d'acqua e montagne, era una superficie assegnata ad una tribù, senza alcuna connotazione politica

- Al suo interno si trovavano i vici, nuclei abitativi non stanziali, fatti da abitazioni precarie.

- Presso il fiume era l'area sacra o orto sacro (hurz), luogo di devozione e scambio sociale per la tribù, trasformato, nel tempo, in santuario

- Le necropoli erano luoghi di sepoltura poco distanti dai vici e dall'area sacra. Le arx erano ampie aree di difesa poste in altura e recintate con muraglioni, in cui si rifugiavano in caso di pericolo uomini e animali ospitati normalmente nei vici più a valle. Infine, dopo l'incontro con la cultura romana, nacque

-  l'acropoli, altura isolata per il culto templare

 

Le funzioni suddette non furono supportate da alcun reticolo infrastrutturale, ma collegate tra loro da semplici tratturi, sentieri tracciati dal passaggio degli armenti, durante la transumanza da una parte all'altra del pagus.

L'allevamento di bovini ed ovini fu sempre l'attività prevalente, connesso alla presenza nella città di zone pianeggianti e pedemontane incolte, assai sovradimensionate rispetto all'effettivo numero degli abitanti.

 

Balza agli occhi che Saticola, nel IV secolo a.C., si presentava come un "non-luogo" destinato ad una società primitiva di pastori. I soli elementi pseudo-architettonici erano le sepolture, gli altari dell'area sacra e le mura delle arx: non a caso gli unici reperti archeologici ritrovati. Siamo di fronte ad una città che non aveva un segno urbano distinguibile, perimetrata dal fiume Isclero e dal fiume Volturno, dalle pendici del monte Taburno, e racchiusa un maniera naturale fra Telesia, Caiatia, Calatia e Caudium, città confinanti. Il riscontro archeologico, supportato all'interno del saggio da un regesto, dimostra chiaramente che il territorio di Saticola era negli odierni comuni di Sant'Agata de Goti, Dugenta, Melizzano, Frasso e Bucciano, nei quali si distribuivano le funzioni urbane cittadine descritte in precedenza.

 

L'organizzazione urbana di Saticola dovette cambiare completamente, e con essa il paesaggio, all'indomani della centuriazione romana durata otto anni, attentamente studiata da Giuseppe Aragosa. L'area dugentese divenne l'oppido coltivato a grano dai coloni: qui essi abitarono con le loro famiglie, in dimore stanziali realizzate in muratura e legno, lungo i cardi e i decumani di collegamento viario con Capua, presso quelli che erano stati vichi sanniti. Alle prime strade si affiancarono anche fossi di drenaggio dei fondi agricoli, dato suffragato dalla storia geologica dei luoghi, che assegna al territorio saticolano in valle caudina una condizione di insalubrità dei terreni, bonificati proprio in epoca romana.

 

La fascia pedemontana del territorio saticolano (appena sotto le arx di Frasso e Melizzano), fu destinata alla coltivazione della vite e degli olivi. La colonia di Saticola, infatti, rifornì Roma dei prodotti essenziali per sfamare il popolo, pur rimandendo sempre alleata di Capua, capitale concorrente, sostenitrice di Annibale. Con la colonizzazione romana, la res publica di peregrini sanniti, rimasta senza diritti e obbligata a pagare censi ai Romani, visse in un'area confinata della città, con proprie leggi e proprie regole sociali, riti religiosi e sepolture autonome. Le antiche acropoli furono i luoghi storicamente usati dai Romani per confinare gli italici sconfitti e asserviti delle colonie. Nella città di Saticola, l'acropoli non poteva che essere la rocca tufacea al margine del pagus, inaccessibile altura difesa dai torrenti Riello e Martorano, sede di culti pagani.

 

Fino al I secolo a.C. le fertili terre di Saticola furono preda dei senatori latifondisti, che qui costruirono grandi villae rusticae di cui esistono tracce e materiali di spoglio, reimpiegati negli edifici medievali del borgo arroccato. Quest'ultimo ebbe origine dal castrum militare costruito da Ottaviano Augusto, nel 42 a.C. allo scopo di sorvegliare l'esproprio del latifondo ed esiliare i senatori cesaricidi. Le terre così ottenute servirono a ricompensare i soldati Veterani delle terre d'Oriente, che avevano combattuto al fianco di Ottaviano. La cittadella militare sulla rocca, circondata da un oppido rigoglioso, subì molte prove di sopravvivenza a partire dal I secolo. Gli scismi religiosi, la guerra tra Goti e Bizantini e il susseguirsi di terremoti; esondazioni e carestie, richiesero molte ricostruzioni, importanti per la conformazione architettonica e urbana della città.

 

La posizione geografica al confine tra la Regio Sannio e la Regio Campania e l'inclusione amministrativa in quest'ultima, resero la città di Saticola avamposto indispensabile durante i conflitti nella guerra Gotica. La coesistenza di due poteri politico-amministrativi, quello del vescovo - comes d'influenza bizantina e quello del gastaldo longobardo, arricchì la rocca e l'oppido di numerosi edifici di culto. Essi sorsero in quartieri e contrade abitati da comunità di culture differenti, greche, romane e germaniche. Le chiese più importanti, come ad esempio quella del Santo Angelo de-munculanis, furono più volte ricostruite con i materiali provenienti dalle macerie locali o da città limitrofe come Telesia, distrutta completamente dal sisma, o Capua. L'abitato tra le mura, ancora molto ristretto nel V-VI secolo, fu salvato più volte. Ciò grazie ad una buona pratica edilizia antisismica, che, con la 'poliorcetica', fornì fino a dopo l'anno 1000 le tecniche ingegneristiche per garantire la sicurezza delle strutture, sia rispetto al sisma, sia rispetto agli attacchi militari nemici. Maturò con i Romani e si sviluppò appieno in epoca longobarda, la prassi dello scavo di cavità ipogee sotto all'abitato, ritenute efficaci contro le scosse telluriche. Contemporaneamente, si assunsero archi rampanti e sopportici come elementi di cucitura tra le costruzioni. Le mura di cinta, d'impianto bizantino, furono costruite a difesa del kastron a seguito della riforma militare di Diocleziano e mai abbattute dai Goti: ciò fa riflettere su un'ipotetica conquista della città, che sarebbe avvenuta tra il V e il VI secolo.

 

Il segno dei Longobardi si fuse con quello bizantino in tutto il territorio saticolano. Fu espressione del sincronismo culturale nato nell'VIII secolo nel Ducato di Benevento, i cui confini andavano da Bari a Ortona, da Capua a Salerno, includendo anche Potenza, Conza, Lucera, Larino, Venafro, Boviano, città d'origine sannita. Accanto ai kastron di sorveglianza militare, nell'area cittadina compresa tra le odierne Faggiano e Dugenta, i toponimi lasciano ipotizzare l'esistenza di una Chiusa e di una Sala, rispettivamente sistema di difesa militare e edificio per la raccolta dei dazi sulle merci. Quest'ultimo, tipica struttura del ducato al tempo di Arechi II, era agli ingressi della città, dal lato della Via Appia e dal lato di Capua. Ciò denuncia chiaramente un'economia basata sui traffici commerciali provenienti dalla costa salernitana e diretti a Benevento.

 

Il IX secolo sancì la trasformazione definitiva del kastron in gastaldato. Dopo la scomparsa di Arechi, per porre fine alle scomode alleanze economiche e militari con Costantinopoli, la Chiesa Romana sancì la nascita della Diocesi vescovile di Sant'Agata, estesa anche ai casali di Arpaia, San Felice ed Arienzo. Nacque così la città medievale, nel cui territorio le masserie popolate da nuclei familiari omogenei divennero presto contrade e villaggi. Tra essi Capitone, Orcoli, Dugenta, Terravecchia, Frasso, Faggiano, Camporose, Castrone, Bocca del Riello, Reullo, Bucciano, risalgono alla Colonia romana. Le necropoli di Saticola vennero alla luce dal Settecento, durante le campagne di scavo supportate dai Borbone fino ad oggi, mostrandoci l'esistenza della città nel territorio e l'esigenza di ricostruirne la storia.

 

La storia letteraria e visiva del territorio non può che accendere un focolaio di interesse per il Paesaggio, soprattutto in vista di trasformazioni future. Per immaginare il paesaggio che sarà, infatti, é importante conoscere i fatti che ci hanno condotto ad esso, in epoca moderna. E' inoltre fondamentale, per le comunità che vi abitano, esprimere i propri desideri e aspirazioni personali in rapporto allo stesso paesaggio. Si consolida così il processo di identificazione con la propria terra, che conduce alla consapevolezza del proprio ruolo nella tutela ambientale ed architettonica, contro lo sfruttamento economico fine a se stesso.

 

L'obiettivo finale consiste nella partecipazione, della comunità di insider e di outsider, ai processi di conservazione: dal semplice monitoraggio, alla pianificazione territoriale, all’apposizione dei vincoli legali di tutela. Lo scopo è di favorire interventi nati per il bene comune e non per la speculazione ad personam; interventi che portino ad un'evoluzione sostenibile della comunità, in armonia con la Storia, senza paure sugli sviluppi futuri. Così il restauro del Paesaggio cede il passo alla tutela partecipata e alla progettazione dello sviluppo dello stesso. Ad esse deve consacrarsi l'attività di ricerca storica tenendo conto di tutte le discipline componenti, e del rapporto tra queste e gli strumenti di comunicazione condivisa, portate dalla modernità.

 

Rosanna Biscardi

BIBLIOGRAFIA

 

 

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53-Procopio di Cesarea, Storia delle guerre di Giustiniano, Libro III, 551-553 d.C.

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55-Codice Teodosiano, VII, 20.3, 438-439 d.C.

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Pubblicazioni sul web

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-Atti del martirio di Sant'Agata http://www.cattedralecatania.it/atti.aspx

- scheda di Sant'Agata de Goti www.archemail.it

-Domenico Caiazza, Due esempi di collezionismo ottocentesco nell'alta terra di lavoro: la collezione Rainone di Sant'Agata dei Goti e la collezione Pacelli di San Salvatore telesino, http://www.bancacapasso.it

-Gaetano Zingales, Tra Krastos e Demenna, www.academia.edu

-Ester Lorusso e Alfredo Magnatta, Glossario ragionato delle opere di fortificazione www.mondimedievali.net

-Antonio Borrelli, San Marco www.santiebeati.it

Mimma de Maio Alle radici di Solofra - Influssi bizantini e realtà longobarda www.solofrastorica.it1997

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-Davide Galluzzi, Gaio Mario Un Homo Novus che segnò i destini della Repubblica, www.instoria.it n.90 2015

-Alberto de Luca, Le legioni di Roma: storia dell'esercito romano in "Lettere e beni culturali" su "Il sileno ONLUS" www.ilsileno.it 13.09.2012

-Torna a Sant'Agata la lapide di Madelgrima 14/11/2012 su www.ilquaderno.it

-(a cura di) Angelo Pepe, I terremoti che hanno interessato il Sannio Matese con intensità pari o superiore a 5.0 (database di riferimento: http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04) tabella sinottica in pm2010.altervista.org

-Paola Arcani Menichini Situazione delle chiese occupate dai Longobardi in "Chiese e castelli dell'Alto Medioevo in Bassa val di Cecina e in Val di Fine (secoli V-XI) ", Livorno 1993 http://ricordare.xoom.it/index.html

-Rosanna Biscardi, Progetti di sostegno-progetti sostenibili. Storia dell'edilizia di consolidamento a Sant'Agata de Goti “Castrum” romano tra la Regio Samnium e la Regio Latium-Campania dal 42 a.C. in atti del seminario "Progettare l'incontro" a cura di Federarchitetti Sant’Agata de Goti, 2017 su www.academia.edu

-Vocabolario degli Accademici della Crusca

-Dizionario italiano "La Repubblica"

 

 

 

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PREMIO GIUSEPPE ARAGOSA conferito dall'Associazione ARS HISTORIAE di Limatola

Nel febbraio 2020 mi è stato assegnato il Premio Giuseppe Aragosa per il mio ultimo libro inedito SATICOLA CITTA' VISIBILE E NASCOSTA. Ma il lockdown aveva impedito la cerimonia.

Lo scorso settembre ho avuto finalmente il piacere di incontrare la giuria aggiudicatrice del premio e i membri dell'Associazione Ars Historiae nella sala del Castello di Limatola e di ricevere ufficialmente il premio.

Grazie a tutti per la stima dimostratami!

CIBUM CONCORDIAE - NUTRIRE L'ARMONIA presentato il 24 settembre a Sant'Agata de Goti

La recensione

"Cibum Concordiae - nutrire l'Armonia", è il libro vincitore della prima edizione del Premio letterario Giovanni Cuzzolin tenutasi nel 2016, ideato e fortemente voluto da Maurizio Cuzzolin, amministratore della omonima Casa Editrice napoletana. Il libro rientra nella collana "Salute e benessere", ed è stato presentato a sant'Agata de Goti il 24 settembre nell'ambito della manifestazione "Tufacea, un mondo di suoni e colori" patrocinata dal Comune e dalla Soprintendenza alle Belle Arti di Caserta, la quale ha adottato il testo per una serie di iniziative volte alla promozione e alla salvaguardia dei valori antropologici diffusi nel Mediterraneo.

Parlando di benessere, l'autrice, Rosanna Biscardi, architetto specializzata in Restauro e Manager di Area Vasta, non si riferisce - come suggerirebbe il titolo a tutta prima - all'alimentazione in generale; «la ricetta del benessere», spiega, «per me è questa: si prendono una ventina di secoli (ma in realtà ne sono bastati diciannove nel libro!), si condiscono con uno spruzzo di religione corretta da essenza di tradizione e su tutto si versa una salsa speciale, fatta con un mix profumato di architettura, pittura, scultura e urbanistica, con contorno di paesaggio incontaminato».

Il mix di Armonia a cui si riferisce si concentrerebbe in un luogo ben preciso, il borgo medievale di Sant'Agata de Goti, cittadina del Sannio in cui i valori architettonici, urbanistici, storici e religiosi hanno determinato nel tempo una affascinante combinazione, esempio della stratificazione millenaria spesso consueta dei piccoli centri urbani nel Mediterraneo. Qui si sono mescolati guerrieri Sanniti e Romani, gastaldi Longobardi e patriarchi Bizantini, Baroni Normanni di Campania, Puglia e Sicilia, profughi delle Repubbliche marinare, fino ai nobili casati protetti dai Borbone, in una convivenza improntata allo scambio culturale e al reciproco rispetto che ben si intuisce dalle forme architettoniche monumentali e dalla conservazione di riti alimentari tipici legati a riti sacri pagani divenuti cristiani. Nella terra dei favolosi vasi di Assteas, artista Pestano che racconta con le sue figure dipinte i miti di Europa, di Cadmo e di Armonia, si respira ancora oggi l'inclinazione originaria al buon vivere: il libro racconta in maniera leggera ma precisa dal punto di vista storico, la formazione della filosofia del buon vivere che si sperimenta qui ancora oggi.

Questa per l'autrice e per i suoi conterranei, è stata la formula dell'Armonia col tempo, che ha nutrito l' anima oltre al corpo e questa è stata dunque l'ispirazione di "Cibum Concordiae".

 

 

PREMIO MAURIZIO CUZZOLIN PRIMA EDIZIONE 2016

 

 

 

 

 

 

 

Il 18 ottobre è stato firmato l'accordo con l'Editore Maurizio Cuzzolin per la pubblicazione dell'opera Cibum Concordiae, vincitrice della prima edizione del Premio letterario Cuzzolin. Il libro uscirà nel 2017.

L'ARCHITETTURA INCONTRA L'INGEGNERIA

Secondo seminario formativo tenutosi a Sant'Agata de Goti il 4 ottobre 2017 organizzato da Federarchitetti nazionale e patrocinato dal Comune di Sant'Agata de Goti e dall'Università Ecampus di Novedrate. Il convegno ha visto la partecipazione di architetti e ingegneri e l'intervento del prof. Arch. Ing. Enzo Siviero Rettore dell'Università Ecampus, il quale ha illustrato le possibilità creative che possono nascere dal coniugio tra le due discipline e dall'associazionismo tra le due professioni

Ecco le immagini del convegno

ESSERE UNA DONNA ARCHITETTO

L'incontro con Federarchitetti e l'Università Ecampus  il 24 settembre 2016 ha registrato non pochi consensi tra le architette intervenute

scarica gli atti del convegno dalla pagina "Orientamento"

Il posto giusto di Bill de Blasio

Sant'Agata de' Goti 23 Luglio 2014
Sant'Agata de' Goti 23 Luglio 2014

http://youtu.be/UOQqCv80g4c

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